di Silvia Avallone
Rizzoli editore
L’Autrice Silvia Avallone anche in questo suo secondo romanzo ci dà uno spaccato di aspetti del mondo giovanile a cui lei (oggi trentenne) si sente verosimilmente molto vicina affettivamente condividendone con grande “pathos” i travagli che i ragazzi contemporanei vivono, anche per l’assenza di riferimenti validi (famiglia in primis), per uno scadimento dei valori, per una caduta di ideali e di motivazioni, per uno stile di vita superficiale e spesso apatico che conducono.
Se con “Acciaio” l’Autrice aveva fatto un esordio oserei dire duro e truce, ma efficacissimo, nel tracciare il mondo giovanile “periferico” che ruotava intorno alle acciaierie di Piombino, con questo romanzo entra all’interno di una storia d’amore, evidenziando tutte le difficoltà delle storie d’amore dei giovani contemporanei, sequenziali anche alle loro inadeguatezze, ai falsi miti, alle paure legate alla superficialità della loro stessa vita e autoconoscenza oltre che della propria quotidianità.
Il tutto con uno stile immediato, asciutto e coinvolgente, che si fa scorrere nonostante le diverse centinaia di pagine del libro; forse con un limite descrittivo, quello legato alle diverse volte in cui annuncia in anticipo un qualcosa che sarebbe accaduto.
Il quadro descrittivo-introspettivo che l’Autrice fa di Marina Bellezza (oltre che di Andrea Caucino, suo innamorato deluso più volte da lei) è attento e schietto, che evidenzia freddezza, apatia e impulsività insieme, alla stregua con cui spesso tante giovani generazioni attuali vivono i progetti della propria vita e gestiscono gli affetti.
Visto dalla mia veste di Psichiatra, vi è in Marina Bellezza una lineare descrizione di un quadro temperamentale “ciclotimico” che si dipana in seguito in un tipico quadro di umore instabile proprio per le bizzarrie della sua vita e le oscillazioni del suo umore e delle sue scelte, quadro tipico di una persona ciclotimica (anche la stessa “familiarità” descritta nei genitori lo evidenzia: madre etilista; padre “volubile” e incapace di progetti di vita).
Non so quanto questo aspetto descrittivo da parte dell’Autrice sia stato cercato o sia del tutto casuale, in tal caso dettato probabilmente da una conoscenza diretta di una persona della sua Terra che le ha ispirato il personaggio di Marina Bellezza; ma in ogni caso ritengo il libro meritevole, valido nei contenuti ed anche interessante per la comprensione di cosa significhi l’instabilità dell’umore (nella fattispecie la “Ciclotimia”) e delle scelte di vita a cui esso conduce, inclusa la triste conclusione della protagonista nel libro.