
di Monica Guerritore
Longanesi Editore
“Quel che so di lei”, di Monica Guerritore, non è un romanzo, non è un racconto: è un approccio concettuale con un’idea, raccontata in un libro snello e scorrevole che dipinge quasi pennellandoli scorci di sofferenze femminili. Di “femminicidi” si parla spesso, purtroppo, nelle cronache, e un femminicidio è il tema portante di questo libro: si tratta di uno dei primi femminicidi storicamente descritti, quello di Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nel lontano 1911.
L’Autrice racconta queste vicende con occhio storico e stile giornalistico, ma anche sorvolandovi pennellando riflessioni da grande interprete teatrale qual è, da avere vissuto i suoi personaggi femminili con una introspettività fusa con il personaggio che interpreta. E soprattutto sempre connessa con la realtà attuale, ove la donna vittima della violenza dell’amato pensa “mi ha amata…, non mi farà del male“.
Parafrasando quanto l’Autrice afferma parlando del “Giardino dei ciliegi” da lei interpretato a teatro, potremmo dire che questo è “Il libro della perdita e del mutamento”: storie di donne lasciate, tradite abbandonate, a cui viene rubato l’amore.
Ma anche storie di impulsività temperamentale (non “caratteriale”) degli amanti uomini, quando non pregni di atteggiamenti tipici dei disturbi dello spettro bipolare dell’umore (vedi i sintomi dall’Autrice descritti per l’amante-carnefice di Giulia Trigona: la dispendiosità, la ludopatia, i tratti ossessivi che plasmano la gelosia, la collera impulsiva), le cui vittime sono le donne “amate”.
“Non era da quell’uomo bellissimo che la mia donna avrebbe dovuto liberarsi per salvare sè stessa… la vera minaccia era l’illusione dell’amore eterno. Non era lui il nemico: erano loro, le donne innamorate dell’amore“.
Le donne non devono temere di amare, chi ama vince sempre; solo devono imparare a dire di “no”: “Per dire no bisogna ‘essere’, avere il coraggio di risultare sgradevoli”.
Traendo spunto dal femminicidio di Giulia Trigona, l’Autrice personifica, lei attrice di teatro, la sofferenza ultima dei personaggi femminili che interpreta raccontandone l’alienazione affettiva, l’amore stracciato e la fiducia non ripagata e sbriciolata che vivono, quasi lei vittima offesa come le sue donne da vicende che le calpestano. La Guerritore mette sul palco della letteratura il femminicidio di tutti i giorni, affinchè tutti lo vedano. “Occorrono un luogo e una consapevolezza che, nel nostro mondo, ancora non c’è. Oggi le donne ancora vengono uccise”.
E questa consapevolezza questo libro può contribuire a darla: che questo testo diventi sempre più stimolo conoscitivo per tutti su queste tematiche.
Giuseppe Tavormina
Psichiatra
Presidente del “Centro Studi Psichiatrici”
Segretario dell’ “European Depression Association (EDA)” e dell’ “EDA Italia Onlus”
Senior Research Fellow of Bedforshire Centre-University of Cambridge (BCMHR-CU)